Si insinua piano, senza far troppo rumore, semplice, senza fare troppi giri. La musica di Pellegrino è così, lontana da tutto e allo stesso tempo vicina come un segreto detto all’orecchio. Pop, indie negli ascolti, in italiano con coraggio fresco ed ispirato, conteso tra nudi ricami acustici e suggestioni elettroniche.
In un viaggio tra colori e sfumature che creano un’atmosfera densa e coinvolgente in cui sentirsi a casa anche in un prato desolato.
Pellegrino in mondi immaginari tra esplorazioni spaziali, fiori e atomi alla costante ricerca di un posto che non c’è.

Pellegrino è proprio lì sospeso tra l’indefinito piacere dei ricordi, delle cose non dette, delle cose lasciate a metà. Arrivare alla fine forse non è poi così importante.
Come essere perennemente in esilio dalla propria vita, come dei romantici sognatori che non vogliono mai vedere il sipario chiuso.
C’è un’attenzione nuova ne “Il bello nelle cose a metà”, una delicatezza e un amore per i dettagli, per le cose sospese in un mondo frenetico, efficiente e veloce, l’indecisione dei piccoli momenti, la gioia dei particolari riaffiorano cercando il loro giusto spazio.